La fotografa olandese Rineke Dijkstra è una degli artisti più apprezzati a livello internazionale che lavorano nel genere del ritratto, scopriamo insieme la sua poetica.
Nata nel 1959 a Sittard in Olanda Rineke Dikstra, dopo aver studiato alla Rietveld Academie di Amsterdam, ha lavorato nel campo della fotografia commerciale di ritratto. Vincitrice di una Honorary Fellowship of the Royal Photographic Society, nel 2017, si è aggiudicata uno dei premi più prestigiosi nell’ambito della fotografia a livello mondiale, l’Hasselblad Award.
Le sue immagini di grande formato, realizzate con un banco ottico a lastre 4×5, sono impeccabili da un punto di vista tecnico, perfettamente nitide, distaccate, nude e crude.
Il suo approccio fotografico è collocato in quel filone dell’impassibilità, dell’estetica germanica di moda negli anni Ottanta e Novanta dove predominano le caratteristiche di neutralità, di fredda estraneità dello sguardo, che portano la fotografia della Dijkstra al di là del sentimentale e del personale.
La fotografia di ritratto intima e scarna di Rineke Dijkstra si concentra principalmente su adolescenti e altri soggetti nei momenti di transizione o trasformazione. Le sue fotografie a colori minimali evocano composizioni di antichi maestri olandesi che lavorano tra il rinascimento e il 1800.
Dijkstra lavora spesso in serie pluriennali che rivisitano gli stessi modelli in momenti diversi nel tempo; realizza fotografie in serie quindi, dipendenti l’una dall’altra, che fanno parte di una narrazione, un percorso cronologico e tematico ben preciso, come vediamo in queste sue ricerche:
Il progetto “Almerisa”, rappresenta una bambina di sei anni, di origine bosniaca, accolta da una famiglia olandese in un centro per rifugiati di Amsterdam, fotografata, in maniera regolare, circa ogni due anni, dal 1994 al 2008;
Un progetto seriale questo che tiene traccia della transizione del soggetto attraverso l’adolescenza e il trasferimento dall’Europa Orientale a quella Occidentale. In questa serie la Dijkstra ha utilizzato il flash e ha desaturato i colori; ha svuotato completamente la stanza da ogni dettaglio ritenuto superfluo, come i mobili o i quadri alle pareti, rendendo così lo sfondo vuoto.

Almerisa ©Rineke Dijkstra
Sempre nel 1994, con il progetto “The great mother” la fotografa ritrae alcune donne che sono appena diventate madri – la prima a un’ora dal parto, la seconda dopo un giorno, la terza a distanza di una settimana – mostrando, senza alcuna emotività, l’impatto e la fatica della maternità sui loro corpi;
Le donne quasi nude, l’ambiente è asettico, neutrale, Dijkstra qui non fa alcun tentativo di messa in scena, vuole solo mostrare l’aspetto, l’esperienza (anche se non diretta) del parto e lo fa spiazzando l’osservatore. Ma alla fine tutto sembra trovare la propria collocazione, gli sforzi, le inevitabili difficoltà e sofferenze trovano il giusto premio nel frutto di tale sforzo, fisico e psicologico. Bellissimo il gesto di protezione della madre nei confronti del piccolo appena nato.
Un’immagine che a prima vista sembra privata da quella poetica cara alla pittura, ci mostra quella che possiamo tranquillamente definire l’essenza stessa della poesia.

© Rineke Dijkstra, veduta dell’installazione, Louisiana Museum of Modern Art, 2017
“Una fotografia funziona meglio quando gli aspetti formali come la luce, il colore e la composizione, così come gli aspetti informali, come lo sguardo o il gesto, si uniscono. Nelle mie foto cerco anche un senso di calma e serenità. Mi piace quando tutto si riduce alla sua essenza….”
-Rineke Dijkstra-
Immagine di copertina: ©Gerald Van der Kaap